Qualcosa di vero dev'esserci, perché, se così non fosse stato, assai difficilmente Foggia avrebbe avuto l’onore di ospitare il secondo teatro del Regno delle Due Sicilie, dopo il San Carlo a Napoli.
Numerosi i commenti dei lettori. Mi ha particolarmente colpito quello di Milly Pellegrini: consapevole, sentito, accorato. Giusto e condivisibile.
Pellegrini sostiene la tesi che la bellezza della città, e di conseguenza il senso estetico, l’amore per il bello dei suoi abitanti, siano stati avvelenati da un’economia troppo spregiudicata e proterva.
Ecco le riflessioni di Milly Pellegrini. Da leggere con attenzione. E da fare proprie.
Penso che di foggiani che amano il bello ce ne siano tantissimi. Il problema è che non siamo noi singoli cittadini ad avere in mano i progetti di certe ciofeche di palazzi, che vengono approvati con molta, troppa direi, facilità. Ci vorrebbero più giardini e parchi e opere d'arte in giro, ma quello che vedo troppo spesso sono gli ettari di terra consumati con una voracità che neanche un bulimico davanti ad un piatto di tagliatelle avrebbe! E concessioni date a grosse aziende per impiantare mostri del vento, subito fuori Foggia. Il senso del bello va inculcato, coltivato, solleticato. Un palazzo non è un castello di carte che, con un colpo di mano, volendo, se non ci piace, possiamo demolire. Resta lì e purtroppo non ce lo dovremo sorbire solo noi, ma anche i nostri figli. Sarebbe cosa buona e giusta se chi di dovere riflettesse su queste cose. E se si facesse di più anche per tutelare ciò che resta della nostra storia architettonica, che inevitabilmente cade a pezzi per incuria e menefreghismo fin troppo palese.Brava Milly. Sottoscrivo dalla prima all’ultima parola. Nelle nostre frequenti e sempre feconde conversazioni, considerazioni dello stesso tipo ho sentito fare a Franco Antonucci, ingegnere, che ha avuto un ruolo importante nelle politiche urbanistiche e di sviluppo cittadine. Spero voglia intervenire sul tema.
La foto che illustra i post è di Bruno Caravella: mi pare particolarmente eloquente di quella bellezza che ci circonda, e della quale non sempre ci accorgiamo.
Accorgersi della bellezza è il primo passo per tutelarla e conservarla.
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